Analisi acque
La normativa prevede il rispetto di requisiti minimi di salubrità e qualità fisica, chimica, microbiologica e radiologica delle acque nel punto in cui le acque sono disponibili per il consumo.
La rispondenza delle acque ai requisiti di legge è regolamentata dalla sorveglianza operata dai gestori idrici e dalle autorità sanitarie.
In particolare, sono previsti “controlli interni”, che il gestore è tenuto ad effettuare, e “controlli esterni”, svolti dall’Azienda unità sanitaria locale (AUSL) territorialmente competente.
Sulla base dei controlli effettuati viene emesso il giudizio di idoneità al consumo umano dell’acqua che spetta alla Azienda sanitaria competente.
Nell’ambito dell’organizzazione regionale, l’Autorità sanitaria territorialmente competente predispone un piano annuale della frequenza dei controlli analitici.
Oggetto dei controlli
I controlli devono garantire che le acque destinate al consumo umano soddisfino, nei punti di rispetto della conformità, i requisiti del decreto 31/2001 e devono essere effettuati:
- ai punti di prelievo delle acque superficiali e sotterranee da destinare al consumo umano, tenendo conto anche dei dati di monitoraggio ambientale sulle acque e altre informazioni sulle risorse idriche acquisite in applicazione del D.lgs. 152/2006;
- agli impianti di adduzione, di accumulo e di potabilizzazione;
- alle reti di distribuzione;
- agli impianti di confezionamento di acqua in bottiglia o in contenitori;
- sulle acque confezionate;
- sulle acque utilizzate nelle imprese alimentari;
- sulle acque fornite mediante cisterna, fissa e mobile ma, in questo caso, i controlli sono estesi all’idoneità del mezzo di trasporto;
Per verificare l’efficacia della disinfezione è importante controllare i sottoprodotti della disinfezione.
Le Regioni elaborano i programmi di controllo che riguardano l’ispezione degli impianti, compresi quelli domestici, la fissazione dei punti di prelievo dei campioni da analizzare e le frequenze dei campionamenti, la cui base minima è stabilita dalla normativa.
FONTE: Ministero della Salute